Perchè raccontarvi di Arthur? Perchè è il primo ospite che ha raggiunto la nostra Struttura e che ha viaggiato in solitaria.
Arthur è arrivato a piedi e aveva già comunicato che il suo mezzo di trasporto sarebbe stata la bicicletta. La bicicletta usata ora in viaggio ma anche nella sua ordinaria vita a Copenaghen.
Lo incontriamo a 500 metri da Volver mentre traina i suoi bagagli alle prese con una salita. “ Have you need a ride?” chiediamo. “ I’ve arrived” risponde lui. Così ci siamo conosciuti.
“But you can carry my luggage”. Felici di renderci utili.
Arthur viaggiava da solo, ma era costantemente in contatto con la sua Copenaghen.
Attendeva una risposta importante che avrebbe cambiato in parte la direzione della sua vita e aveva deciso di attendere la sua risposta in viaggio.
‘L’attesa sospesa’, pensai. Si attende viaggiando sospendendoci dal tempo.
Arthur, persona dalla mimica simpatica, singolare nell’affrontare le cose della vita. Il suo fare ‘easy’, che esemplificava con un ‘That’s life’
Arthur ha affittato una bicicletta ed ha percorso lunghi tragitti raggiungendo luoghi degni di interesse per un viaggiatore.
L’unico giorno in cui si è dissuaso dal prendere la bicicletta a causa dell’imminente pioggia è stato quando doveva raggiungere Perugia. Così l’ho accompagnato in macchina.
Arthur, persona garbata, educata, attenta. Buffo quando si stringeva nelle spalle e chinando la testa a destra o sinistra, accompagnava i suoi movimenti con un ‘ Take it easy’.
E’ stato quando eravamo in macchina in direzione di Perugia, che ho avvertito un insolito silenzio. “Arthur what happens?” chiesi
“I just recived the answer I waiting for…” Ho scorso un cruccio nel suo viso. “You will have other opportunities”
Arthur che aveva occupato la camera Torno, aveva una predilezione per lo spazio denominato ‘Il pensatoio’. Diceva che quell’angolo stimolava la sua riflessione, i suoi pensieri e con facilità entrava in contatto con se stesso.
E rivolgendo lo sguardo alla mattonella appesa vicino all’orologio a pendolo rotto, Arthur replicava: “Here time is stopped. It’s true, this is what I feel”.
Quell’orologio non è mai stato aggiustato. L’ora ferma alla mezzanotte e dieci rievoca ricordi lontani e fissi nella staticità di quelle lancette.
Arthur e i suoi cappuccini strong, I suoi numerosi caffè e le sue contagiose risate.
Arthur è partito stamattina e ci ha lasciato una foto scattata all’alba che ritrae lo spazio antistante la sua camera.
Ci ha detto: Volver, beyond hospitality’….Volver, oltre l’ospitalità.
Grazie Arthur